Cosmetici hi-tech vs rétro
La cosmesi più innovativa? Va verso il futuro, ma guardando al passato. Così, unisce la tradizione erboristica e l’universo del naturale con le moderne acquisizioni scientifiche, rivoluzionando nel contempo i packaging secondo i dettami eco-friendly, sull’onda della forte coscienza ambientalista che sta conquistando il Pianeta.
Natura Hi-tech. E’ un approccio duplice e allo stesso tempo uni-direzionale, che si concretizza in creme multitasking (liftanti, rimpolpanti, leviganti), in sieri evanescenti e in skin lotion che camuffano le linee sottili e le rughe e sviluppano il glow del viso grazie a speciali attivi ad alta tecnologia, come la vitamina C, derivata dagli agrumi o dai frutti di bosco e oggi inglobata in sistemi avanzati, come microcapsule o ciclodestrine, che ne aumentano la stabilità e la veicolano meglio negli strati epidermici, o come l’acido ialuronico idrolizzato (spesso veicolato da liposomi), ovvero reso più “leggero” per penetrare meglio nella cute e migliorarne di conseguenza l’effetto idratante e antietà.
Ancora: tra le molecole più interessanti che coniugano ricerca scientifica avanzata e “natura” spiccano quelle estratte da organismi marini come l’Astaxantina, derivato da una microalga, e quelle provenienti da piante che sopravvivono in condizioni climatiche proibitive, come la Rhodiola Rosea, un’erba succulenta artica, tradizionalmente usata dai popoli del Nord e si dice prescritta dall’ente spaziale russo ai suoi astronauti per le potenti virtù antistress e anti-età.
Sempre più apprezzati sono anche i cosmetici dal mood “etnico”, che conquistano evocando i profumi e i colori delle terre da cui provengono e assicurando prestazioni ad alta tecnologia, come il tè bianco e il tè alle carote nero (o viola) dal Giappone, ottimi antietà; le alghe rosse dalla Nuova Zelanda e quelle brune dalla Bretagna, “cuore” di formule corpo snellenti, rimodellanti e drenanti. Dalla Corea, invece, arrivano i composti fermentati, utili per proteggere la flora batterica cutanea e moltiplicare la radiosità e la tonicità della pelle, che sono ottenuti da un processo biotecnologico dove i carboidrati e gli zuccheri delle materie di partenza, come soia, riso, tarassaco, in assenza di ossigeno vengono trasformati in enzimi o amminoacidi (che stimolano il neocollagene), grazie alla scomposizione di funghi o batteri.
La riscossa della cosmetica vintage… Di nuova generazione.
La cosmesi più innovativa registra, paradossalmente, anche un boom di rituali vintage rivisitati in chiave moderna. Come il talco, che sembra arrivare direttamente da un boudoir d’altri tempi, ma che è un attivo cosmetico (un minerale – un filosilicato di magnesio -) ancora frequentemente utilizzato dalle case cosmetiche grazie alla “purificazione” da sostanze come il boro o da contaminanti come l’asbesto. “La cipria, anch’essa “rispolverata” nelle dinamiche del make up per un perfetto finish mat, per esempio, è a base di talchi micronizzati, oltre che di pigmenti e di miche, altri minerali ad effetto luce. Ma, per la sua capacità sebo-assorbente, il talco è anche l’ingrediente opacizzante di creme di moderna concezione destinate alle pelli grasse, oltre che di deodoranti antitraspiranti, ma non occlusivi”, osserva il dermatologo e cosmetologo Leonardo Celleno, presidente AIDECO (www.aideco.org).
Anche i sali da bagno, prodotti beauty-cult di radicata tradizione, avevano perso un po’ del loro appeal, salvo riconquistarsi negli ultimi tempi una rinnovata notorietà grazie alle formule a base naturale, come i sali termali o del Mar Morto, e all’arricchimento in oli essenziali e in ingredienti snellenti e rassodanti, come alghe, mentolo, centella asiatica, rusco, pompelmo, che li hanno trasformati in prodotti versatili, pronti a soddisfare le varie esigenze cosmetiche, dall’esfoliante all’anticellulite. In pieno stile rétro chic, e grazie ai social e ai video-tutorial, si riscopre anche il piacere di farli in casa partendo da materie-base, come il comune sale da cucina o il bicarbonato di sodio miscelati, per esempio, a burro di karitè.
Medicina estetica “naturale”.
Da qui al futuro prossimo, anche i cosmetici con ambizioni da “soft surgery” utilizzeranno sempre più spesso ingredienti naturali nelle loro formule, come già accade con le creme che simulano l’azione del laser e dei filler (rimpolpante, liftante e levigante) grazie, per esempio, alla combinazione di principi attivi di origine vegetale, come i fitosteroli dai legumi e il Pro-Xylane, ottenuto da xilosio derivato dal legno di faggio, che tonificano e ricompattano.
E a proposito di ritocchi estetici: anche qui tradizione e innovazione si fondono sempre più spesso, come nella biorivitalizzazione che utilizza rimedi omotossicologici (rimedi diluiti a base di più sostanze attive) e che rappresenta una sintesi tra mesoterapia della medicina convenzionale, omeopatia ed agopuntura. “Si eseguono microinfiltrazioni tra epidermide e derma di catalizzatori intermedi, come acido piruvico e acido malico, di oligoelementi e di collagene suino in forma omotossicologica, che in sinergia stimolano la produzione del collagene e delle fibre elastiche endogene, con un effetto liftante e rimpolpante”, spiega Massimo De Bellis, medico estetico e omotossicologo a Milano. Per un risultato ancor più rapido e duraturo, le infiltrazioni vengono eseguite anche lungo i meridiani energetici, secondo i principi dell’agopuntura (si consigliano cicli di 6 sedute e un richiamo ogni 2-3 mesi. Costo: da 80 euro circa a seduta).