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Impara a comunicare imparando ad ascoltare

Impara a comunicare imparando ad ascoltare

imparare ad ascoltare e comunicare

“Amo ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai”,  si rammaricava il grande scrittore americano Ernest Hemingway, puntando il dito contro una delle doti più difficili da sviluppare quando difetta per natura: la capacità di saper ascoltare in modo profondo e compiuto. E, di conseguenza, l’attitudine a comunicare efficacemente, evitando così  conflitti improduttivi in tutti i rapporti interpersonali: tra partner, amici, colleghi di lavoro,  genitori e figli, insegnanti e studenti. Proprio sul principio dell’ascolto “attivo” che dirime incomprensioni e incomunicabilità, rendendo i rapporti più gratificanti e duraturi nel tempo, si basa il metodo elaborato tra gli anni ’50 e ’70 da  Thomas Gordon, famoso psicologo e  ricercatore della comunicazione americano, le cui tecniche  sono ancor oggi ampiamente riconosciute ed utilizzate in tutto il mondo, nonché  mantenute vive e attuali dall’istituto  californiano da lui stesso fondato, il Gordon Training International (gordontraining.com).

Ma che così’è l’ascolto attivo? E’  una tecnica di comunicazione di tipo assertivo, basata sull’accettazione e l’empatia e,  dunque,  utile non solo per stimolare la capacità di esprimere in modo corretto ed efficace le proprie emozioni ed  argomentazioni,  ma anche per sviluppare la giusta percezione delle ragioni e dei sentimenti dell’altro e stabilire così uno scambio più autentico e proficuo.imparare ad ascoltare e comunicare

L’ascolto attivo arricchisce la vita. Secondo Gordon, comunicare è vita e chi lo sa far bene conduce un’esistenza ricca di chance e opportunità. Purtroppo, anche se non si può generalizzare,  è sempre più difficile tenere vive conversazioni significative, prestare attenzione a quello che ci viene espresso, perché ascoltare significa dirigere l’attenzione verso l’altro, entrare nel suo ambito di interesse e nel suo sistema di riferimento. Invece,  siamo tendenzialmente  distratte e concentrate su noi stesse. Con il risultato che è sempre più difficile comprendere  e farsi comprendere. Una difficoltà, questa, che deriva anche dalla sempre più diffusa cultura della prestazione e della sfida, per la quale il dialogo spesso diventa l’occasione per mostrare i propri “muscoli mentali”, talvolta anche per affermare i propri pregiudizi, invece di considerarlo come un’opportunità per conoscere, capire ed integrare la realtà che ci circonda. Al contrario, secondo Gordon i conflitti non si possono risolvere con l’uso di tecniche coercitive, che hanno semplicemente l’effetto di compromettere le relazioni: molto più incisiva è la comunicazione sincera e aperta al confronto.imparare ad ascoltare e comunicare

Sviluppa l’ascolto attivo in 4 step

Ma  in che cosa consiste il metodo Gordon? E’  un sistema completo ed integrato per creare e mantenere  nel tempo relazioni efficaci educando all’”ascolto attivo”. Chi ascolta attivamente lo fa globalmente: con gli occhi, con la mente e con il cuore: è così che riesce a trasmettere al proprio interlocutore che ciò che sta dicendo in quel momento è importante.  Per attuare l’ascolto attivo Gordon ha individuato quattro passaggi fondamentali. Durante uno scambio, la fase iniziale è caratterizzata dall’”ascolto passivo”: chi ascolta rimane in silenzio e non interrompe. Così l’altro riuscirà a percepire un sincero interessamento. La seconda fase è ritmata da messaggi di accoglimento verbali e non verbali. Ti ascolto” o “Sto cercando di comprendere”, ad esempio, sono frasi importanti da utilizzare per comunicare verbalmente all’altro il proprio sentire, ma nel contempo non devono mancare nemmeno forme di comunicazione corporea, come cenni del capo, sorrisi e sguardi che trasmettono palesemente la propria partecipazione attiva al dialogo. Guardare negli occhi l’altro è fondamentale per comunicare bene, così come è importante utilizzare il body language più efficace: seppure inconsciamente, la persona con cui parliamo percepisce il nostro reale coinvolgimento se, ad esempio, ci incliniamo leggermente in avanti, se abbiamo un viso espressivo e usiamo dei gesti incoraggianti e facilitanti il dialogo, per esempio annuiamo  di tanto in tanto col capo, accompagnando il gesto a una verbalizzazione “accogliente”, per esempio con:  “certo”, “comprendo”. Il terzo passaggio basilare sono gli inviti all’approfondimento degli argomenti, per esempio con frasi come: “Spiegami meglio”, o “Dimmi”, astenendosi però dal giudicare o dal commentare quello che  viene riferito.  Gordon consiglia anche di riassumere con parole proprie, in alcuni momenti della conversazione, ciò che è stato appena detto, tipo: “Se capisco correttamente stai dicendo che…”, “Vuoi dire che…”, e di fare domande “aperte”,  ovvero che lasciano spazio di espressione all’altra persona. Il punto d’approdo, l’ultima fase del metodo Gordon, è l’ascolto attivo propriamente detto che riassume, sintetizzandole, le prime tre fasi e aggiunge un ulteriore step, durante  il quale chi ascolta, che sia tu o il tuo interlocutore,  ripropone il contenuto del messaggio condiviso dall’altro ma con parole differenti. Parole e frasi che, però, non devono essere  “asettiche”, ma pregne il più possibile di sfumature emotive dirette a comprendere l’altro, ad accettarlo, perché per attuare l’ascolto attivo, è fondamentale essere empatiche: non mascherarsi, essere se stesse, non compiacere ad ogni costo e accogliere  tutto ciò che c’è di profondamente umano nell’altro.

…E utilizza il “messaggio io”.

Un altro principio su cui si basa il metodo Gordon, e che completa la fase dell’ascolto attivo, è il ricorso al “messaggio-Io” al posto del “messaggio-Tu”. Secondo Gordon, i difetti di comunicazione contengono sempre il pronome “Tu” (Tu non l’hai fatto…, Tu dovresti agire diversamente…, Tu sei così…), perché inducono nell’altra persona la percezione di sentirsi sminuita e giudicata, indirizzandola verso una reazione di difesa, di chiusura,  che interferirà con la comunicazione. Al contrario, i messaggi-Io (Io sento che…, Io vorrei…), esprimono  il sentimento di chi parla e implicano un’assunzione di responsabilità che predispone ad un confronto  orientato alla crescita del rapporto. Utilizzare questa tecnica  durante una conversazione è, tra l’altro, un ottimo sistema per superare eventuali imbarazzi o difficoltà indotti dall’altrui  atteggiamento. Con il “messaggio-Io”, infatti,  si condividono con semplicità ed incisività quelli che si reputano atteggiamenti inaccettabili e si comunica all’altra persona come ci si sente in un determinato momento, rendendola partecipe delle proprie emozioni e dei propri sentimenti. Il pregio della tecnica è quello di non valutare direttamente l’interlocutore, ma la sua azione: non “tu sei”, ma “io sento”, rendendo il rapporto e la comunicazione più profonda, pregnante, efficace.imparare ad ascoltare e comunicare

I vantaggi dell’ascolto attivo.

Saper ascoltare attivamente comporta numerosi vantaggi: migliora e cementa i rapporti sociali, sviluppa empatia, simpatia e capacità di attrarre gli altri. Tutto questo perché essere ascoltate e comprese, così come ascoltare e capire in un ideale scambio reciproco,  aiuta a colmare la distanze tra noi e gli altri e a scardinare le barriere che alimentano la solitudine e l’isolamento che, a loro volta, portano con sé numerosi disagi psicofisici. Non solo: la capacità d’ascolto  fortifica la nostra e altrui consapevolezza in un reciproco, fruttuoso scambio. Quando dialoghiamo con un ascoltatore ricettivo riusciamo a chiarire meglio quello  che pensiamo e a scoprire con maggiore profondità quello che sentiamo. Lo sostiene Carl Rogers, altro famoso psicologo americano (è uno dei “padri” del Counseling):  attraverso l’ascolto attivo, l’empatia e l’accettazione incondizionata – i tre pilastri del suo modello di comunicazione incisiva– è possibile accompagnare l’altro e se stesse alla riscoperta delle proprie risorse. Di più: l’ascolto “attivo” trasmette un’immagine positiva e vincente di sè in tutti gli ambiti e i rapporti, compresi quelli lavorativi, perchè conquista gli altri emotivamente. imparare ad ascoltare e comunicare

DRIBBLA I SABOTATORI DELLA BUONA COMUNICAZIONE.

A Thomas Gordon va il  merito di aver individuato anche  gli errori  più comuni che possono pregiudicare una comunicazione efficace. Ecco i principali.

1) Assumere atteggiamenti di comando, impartendo ordini o esigendo.

2) Usare gli avvertimenti, fino a giungere all’estremo alle minacce, anche velate.

3) Consigliare, offrire soluzioni o suggerimenti quando non richiesti esplicitamente e, soprattutto, dire cosa si deve o non si deve fare.

4) Redarguire e ammonire, insistendo con argomentazioni logiche e prive di empatia.

5) Giudicare, criticare, disapprovare, stereotipare, biasimare.

6) Fare troppe domande, indagare, mettere in dubbio, contro-interrogare.

7) Eludere, fare battute di spirito fuori luogo, cambiare argomento.

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