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Dipendenza affettiva: quando l’amore è una prigione emotiva.

Dipendenza affettiva: quando l’amore è una prigione emotiva.

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L’amore dipendente, per comprensibili motivazioni, è meno “problematico” o, meglio, più socialmente accettato rispetto ad un’altra dipendenza legata alla sfera affettiva e sessuale, vale a dire alla sex addiction. Eppure è altrettanto spinoso. «L’affettività ossessiva tende a rubare progressivamente gli spazi personali. È “parassitaria” e basata su continue richieste di assoluta devozione e rinuncia da parte del partner. E porta all’autoassorbimento, ovvero alla tendenza a ripiegarsi in se stessi e a chiudersi alle esperienze esterne per paura del cambiamento», dice Emiliano Lambiase, psicologo e psicoterapeuta esperto in dipendenze.

In poche parole, l’affective o love addiction porta a far coincidere l’autostima con la capacità di controllare sé e gli altri, nonostante l’evenienza di serie conseguenze negative. «Conseguenze che possono concretizzarsi in ansia e distorsioni del confine di sé e possono portare al coinvolgimento in relazioni con soggetti affetti da disturbi di personalità, da dipendenza da sostanze o da disturbi del controllo degli impulsi, cioè con persone violente. Inoltre, la love addiction può indurre all’assunzione di responsabilità eccessive per assecondare i bisogni della persona amata, fino a scivolare in tendenze masochistiche in senso lato», spiega Lambiase.

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Le cure.
La terapia psicologica è variabile da un minimo di sei mesi a uno-due anni o più e prevede interventi mirati. Generalmente il percorso è individuale, con psicoterapie cognitive-comportamentali o analisi del profondo, e in alcuni casi associato ad una terapia di gruppo.

Per innalzare il tono dell’umore e favorire il controllo della compulsione, talvolta si associa l’assunzione di farmaci antidepressivi (soprattutto di SSRI, inibitori della ricaptazione della serotonina). L’obiettivo: ricostruire una buona base per l’autostima, ripristinare contatti umani più profondi, recuperare la parte emotiva negata, riscoprire le sensazioni corporee e le esperienze sensoriali regalate da “semplici mediatori”, come le passeggiate, il contatto con animali domestici (pet-therapy), le occupazioni casalinghe.

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