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Una mostra fotografica retrospettiva fa rivivere il mito di Alexander McQueen

Una mostra fotografica retrospettiva fa rivivere il mito di Alexander McQueen

Con una mostra fotografica, torna a risplendere il mito di Alexander McQeen, il genio, il grande stilista, che con le sue creazioni iconoclastiche, a metà strada tra indumenti e opere d’arte, ha rivoluzionato un’epoca.

La stella di McQueen torna a brillare grazie ad Ann Ray (https://www.annray.art/), la fotografa di fama internazionale che ha lavorato con lo stilista dal ’96 e fino alla sua scomparsa, che porta in scena fino a 15 Febbraio 2020 la sua inedita raccolta di scatti al Barrett Barrera Projects + mostre a St. Louis, sotto il titolo: Ann Ray & Lee McQueen: Rendez-V.

E sono ben 35.000 le foto della Ray, in gran parte in bianco e nero, che ci catapultano nella vita artistica dell’indimenticato stilista, nei suoi incubi, nelle sue creazioni visionarie, gotiche, preziosissime, nelle sue sfilate teatrali, rivoluzionarie, provocatorie. Perché McQueen era un maestro nello sfidare le regole del fashion e nel mettere in scena show straordinari, i più attesi di ogni stagione. Insieme alle foto, in esposizione ci sono anche 24 creazioni chiave dello stilista in possesso della Barrett Barrera Projects (la più grande collezione privata delle opere del designer; https://www.barrettbarrera.com).

Un sodalizio professionale, una grande amicizia
Ann Ray è film maker e fotografa, autodidatta dall’età di 11 anni: incontrò Lee Alexander McQueen (questo il nome completo), nel 1966, durante lo shooting per la prima collezione Givenchy disegnata dallo stilista  e da quel momento i due artisti lavoreranno fianco a fianco fino al suicidio di lui, appena quarantenne, avvenuto nel febbraio 2010. Il 1996 è un anno di svolta per McQueen: proprio con la sfilata per Givenchy si conquista il soprannome di “l’hooligan della moda” e stringe un sodalizio professionale con Isabella Blow, assistente di Anna Wintour (l’iconica direttrice di Vouge America), che diventerà la sua musa ispiratrice e una cara amica.

Nasce da qui il mito del giovane stilista, costruito anche su collaborazioni con musicisti straordinari: con David Bowie, per il quale firma i costumi dei tour del 1996 e 1997, oltre al famoso cappotto Union Jack, con la bandiera inglese stracciata e ricucita, e con Björk, per la quale disegna, tra l’altro, i gioielli fetish per il video di Pagan Poetry.

Gli scatti di Ann Ray portano in scena questa fase creativa, probabilmente la più felice, del genio della moda, e le altre che sono seguite. Ma raccontano anche per immagini l’uomo McQueen, la sua complessità d’animo, le sue contraddizioni e le molteplici sfaccettature. Con la delicatezza, la sincerità e il sentimento di chi gli è sempre stato vicino non solo per lavoro, ma anche per profonda amicizia. Com’è stata l’amicizia di Ann Ray.

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